Puntata #48!

Daughter - If You LeaveMi chiedo dove fossi mentre i Daughter pubblicavano i loro primi ep. Per fortuna ci pensa (ancora una volta) la 4AD a suonare la sveglia pubblicando il loro album di esordio If You Leave. A tentare di dare un’idea della loro musica, si potrebbe parlare di dream pop (il fantasma di Victoria Legrand aleggia tra i solchi del disco) o di new wave riproposta in chiave soffusamente folk. L’operazione può essere assimilata a quella già portata avanti con successo da The XX, dove però questi si affidano ad un suono algido ed minimale, i Daughter (che pure sono di Londra) prediligono un suono caldo e dilatato, avvolgente. Il risultato finale è simile nei suoi effetti: canzoni di una malinconia che prende alla gola, brani che si scavano un cunicolo in profondità per annidarsi nell’intimità dell’ascoltatore… e da lì non se ne vanno più. “Setting Fire To Our Insides For Fun…” come canta Elena Tonra in questa splendida Youth, per me già un classico.

Playlist martedì 26 marzo 2013

Daughter If You Leave (4AD)
“Youth”
Inc. No World (4AD)
“Black Wings”
Bonobo The North Borders (Ninja Tune)
“Towers”
Lapalux Nostalchic (Brainfeeder)
“Guuurl”
Atoms For Peace Amok (XL)
“Unless”
Marnie Stern The Chronicles of Marnia (Kill Rock Stars)
“Immortals”
Waxahatchee Cerulean Salt (Don Giovanni)
“Peace & Quiet”
The Men New Moon (Sacred Bones)
“Half Angel Half Light”
Parenthetical Girls Privilege (Abridged) (Marriage)
“A Note To Self”
Little Wings Last (Rad)
“I Waited On The Door”
Benoît Pioulard Hymns (Kranky)
“Reliquary”

Psychic Ills – One Track Mind (Sacred Bones)

Psychic Ills - One Track MindUna copertina disegnata da Powell St. John e un ospite del calibro di Neil Hagerty fanno già capire su quali credenziali può già contare la band newyorkese e, soprattutto, su quale panorama stiamo andando a sporgerci quando ascoltiamo One Track Mind. Anche gli Psychic Ills recuperano certa psichedelia garage ibridandola con suggestioni wave, restituendo il tutto dopo averlo passato al filtro della loro sana attitudine da slackers consumati. Un’operazione già riuscita bene ai Crystal Stilts e, prima ancora, ai Clinic (solo per citare i primi nomi che vengono in mente). Questo quarto album (il secondo per Sacred Bones) convince e piace dalla prima all’ultima traccia grazie alla profondità di un suono che scintilla tra la nebbia delle atmosfere dilatate e l’incedere pigro, quasi assonnato, della maggior parte delle canzoni.

Psychic Ills – “Might Take A While”

Puntata #41!

Everything Everything - ArcSegnali di vita in Gran Bretagna. A parte il ritorno di My Bloody Valentine che, al di là della quasi sorpresa, non possono fare testo per questioni di storia e blasone, bisogna riconoscere che si sta muovendo qualcosa nell’ambiente pop del Regno Unito. L’anno scorso c’è stato il successo degli Alt-J e la scuola di Oxford (Chad Valley, Jonquil e il giro Blessing Force) che ha dato una prima scossa. Questo inizio 2013 si torna a parlare di Manchester dove troviamo due band con più di qualcosa in comune. Gli Everything Everything con questo nuovo Arc si spingono in un territorio pop evoluto, fatto di ritmiche matematiche e cambi repentini. Peccato per quella ricerca spasmodica del ritornello facile e il ricorso sistematico al falsetto che alla lunga appesantiscono l’ascolto, perché i ragazzi ci sanno fare come dimostra l’iniziale “Cough Cough”. Non fanno lo stesso errore i Dutch Uncles che con Out Of Touch In The Wild mettono a fuoco un pop obliquo audace ed amibizioso, ricco di citazioni wave e devoto ai maestri XTC. Da ascoltare entrambi.

Playlist martedì 5 febbraio 2013

My Bloody Valentine M B V (autoprodotto)
“New You”
Everything Everything Arc (RCA)
“Cough Cough”
Dutch Uncles Out of Touch In The Wild (Memphis Industries)
“Fester”
Ex Cops True Hallucinations (Other Music)
“You Are A Lion, I Am A Lamb”
Ducktails The Flower Lane (Domino)
“Under Cover”
Ty Segall & Mikal Cronin Reverse Shark Attack (In The Red)
“Drop Dead Baby”
Mystical Weapons s/t (Chimera)
“Mechanical Mammoth”
Brokeback Brokeback and the Black Rock (Thrill Jockey)
“Who is Bozo Texino”
Local Natives Hummingbird (Infectious)
“Heavy Feet”
Indians Somewhere Else (4AD)
“New”

Boduf Songs – Internal Memo (Morc Tapes)

Boduf Songs - Internal memoSenza troppo girarci intorno, dirò che Mat Sweet ha pubblicato alcuni dei dischi più intensi e oscuri del cantautorato degli ultimi dieci anni. Se ne sono accorti in pochi, purtroppo, e del resto lui non ha mai fatto molto per guadagnarsi le luci della ribalta. La sua musica, come il suo autore, ama l’oscurità perché è lì che si riverberano meglio gli accordi metallici della sua chitarra. Boduf Songs merita a pieno titola l’etichetta di isolazionista, dal momento che i suoi dischi sono così avari di note, i riferimenti esoterici della sua estetica sono così criptici e le sue interviste così rare. Oggi ancor di più forse, dal momento che ha fatto sapere di aver lasciato la Kranky e di dare alle stampe questo nuovo ep solo attraverso la sua newletter. Se ne accorgerà qualcuno oltre al suo esiguo e fedelissimo seguito? Io mi auguro di sì.

Boduf Songs – “Internal Memo”

Wymond Miles – Under The Pale Moon (Sacred Bones)

Wymond Miles - Under The Pale MoonNon c’è dubbio che a San Francisco sappiano reinterpretare la new wave inglese in maniera molto particolare. A differenza che a NY, ultimamente dalle parti della California sanno cogliere il lato più leggero e psichedelico di quel suono, spesso arrangiandolo egregiamente con suggestioni più garage retrò. È il caso degli splendidi The Fresh & Onlys e adesso anche di questo esordio solista di Wymond Miles, il chitarrista della band. Non è un caso che ascoltando questo Under The Pale Moon vengano in mente Echo & The Bunnymen e Julian Cope, piuttosto che non i soliti Cure e New Order onnipresenti dalle parti di New York. Accostamento che ha la sua ragion d’essere non solo per ciò che riguarda il suono o l’atmosfera generale dei brani, ma anche per l’indubbia sensibilità melodica e pop messa in mostra da Wymond. Ascoltare per credere.

Wymond Miles – “Pale Moon”

Puntata #10!

A Place To Bury Strangers - WorshipSul fenomeno Willis Earl Beal torneremo a breve. Mi soffermo brevemente invece ancora una volta sul ritorno della new wave. È vero. Con questa storia del nuova ondata della new wave mi son fatto prendere la mano. Sarà che sono suoni che ho sempre ascoltato, però continua a turbarmi questo ritorno in pompa magna del gotico e dell’estetica new wave. In questo caso mettiamo l’accento su un’anticipazione: Worship di A Place to Bury Strangers uscirà il 26 giugno e, complice un ricorso a sciabolate di effettistica in puro spirito My Bloody Valentine, costituisce uno dei punti più alti raggiunti dal fenomeno. La svolta melodica operata dal trio di NY farà forse storcere il naso a qualche vecchio fan, ma convince senza ripensamenti.

Playlist 29 maggio 2012

Willis Earl BealAcousmatic Sorcery (XL)
“Swing On Low”
Father John MistyFear Fun (Bella Union)
“Nancy From Now On”
Best CoastThe Only Place (Mexican Summer)
“Why I Cry”
KindnessWorld, You Need A Change Of Mind (Coop.)
“Swingin’ Party
Still Flyin’On A Bedroom Wall (WWNBB)
“Big Trouble In Little Alabama”
Craft SpellsGallery Ep (Captured Tracks)
“Warmth”
Led Er EstThe Diver (Sacred Bones)
“Kaiyo Maru”
A Place To Bury StrangersWorship (Dead Oceans)
“You Are The One”
StayerDirty Ep (Zero The Hero) [free download!]
“Dirty”

A Place To Bury Strangers“You Are The One”

Led Er Est – The Diver (Sacred Bones)

Led Er Est - The DiverSpesso penso che si stia veramente esagerando con il recupero (la parola giusta sarebbe “saccheggio”) della new wave in tutte le sue forme, soprattutto dalle parti di New York. Capita poi però di imbattersi in qualche piccolo gioiello, magari non un capolavoro, ma comunque un disco che di quel periodo ricatturi atmosfera e intensità e subito ci si riconcilia. Bisognera chiedersi, prima o poi, non tanto perché si torni a certi suoni (la grandezza irripetibile del periodo ’78 – ’84 è stata cantata in tutte le sue forme), ma perché lo si stia facendo in maniera tanto evidente e calligrafica proprio adesso. Chi ha voglia di provare ad abbozzare una risposta, può farlo con i Led Er Est in sottofondo che di certo non faranno mancare l’ispirazione.

Led Er Est – “Kaiyo Maru”

Lower Dens – Nootropics (Ribbon Music)

NootropicsHo sempre trovato Jana Hunter un carattere interessante. Il suo essere schiva in modo così ricercato suscita spesso un’istintiva antipatia ma, del resto, io ai musicisti non ho mai chiesto di essere simpatici. Trovavo interessante la sua musica quando proponeva il suo freak-folk sotto l’ala protettrice del santone del genere, e la trovo interessante adesso con questo nuovo progetto, meno personale e più “rock”. Del passato rimpiango però la bella ingenuità, mentre questo secondo lavoro a sigla Lower Dens mi sembra troppo strategicamente orientato a seguire il suono (e il successo) dei concittadini Beach House. Visti qualche giorno fa dal vivo a Parigi mi son sembrati anche indugiare molto su certi suoni wave tornati di recente in auge dalle parti di Brooklyn. Insomma, poche idee ma una grande determinazione e un’ottima capacità di realizzarle. Dovessi mettere un voto, sarebbe una sufficienza piena, ma nulla di più.

Puntata #5!

Questa settimana siamo tornati su alcuni dischi che avevamo già proposto e su cui valeva la pena soffermarsi un attimo. Non avevamo mai parlato invece di THEESatisfaction (si scrive così) formazione nuova però composta da due facce note. Stasia Irons e Catherine Harris-White sono due collaboratrici di lunga data di Shabazz Palaces (molto lunga, credo, dato che ascoltando alcuni episodi di awE naturalE vengono in mente addirittura i Digable Planets). Il loro esordio su Sub Pop è veramente sensuale e coloratissimo, obliquo e molto ben confezionato. Viene presentato come un album funk-psychedelic feminista sci-fi epics with the warmth and depth of Black Jazz and Sunday morning soul frosted with icy raps… non è esagerato. Buon ritorno anche per Spencer Krug e i suoi Moonface che, abbandonati gli esperimenti a base di synth, si unisce ora ai finlandesi Siinai per innervare il nuovo Heartbreaking Bravery con una consistente dose di progressive-kraut. Il risultato è buono. Ho sempre pensato che “Shitty City” fosse un ottimo pezzo per cominciare una trasmissione radiofonica, qui vi propongo la ottima “Teary Eyes And Bloody Lips”.

Playlist 17 aprile 2012

MoonfaceHeartbreaking Bravery with Siinai (Jagjaguwar, 2012)
“Shitty City”
Sleigh BellsReign Of Terror (Mom & Pop, 2012)
“Born To Lose”
The ShinsPort Of Morrow (Columbia, 2012)
“Simple Song”
Lost In The TreesA Church That Fits Our Needs (Anti, 2012)
“Golden Eyelids”
BowerbirdsThe Clearing (Dead Oceans, 2012)
“In The Yard”
Prinzhorn Dance SchoolClay Class (DFA, 2012)
“I Want You”
THEESatisfaction – awE naturalE (Sub Pop, 2012)
“Sweat”
KetaminesSpaced Out (Southpaw/Mammoth Cave, 2012)
“Teenage Rebellion Time”
Giardini Di MiròGood Luck (Santeria, 2012) [Live!]
“Ride”
Man On WireWest Love (Knifeville/Jestrai, 2012) [Live!]
“West Love”
Porcelain RaftStrange Weekend (Secretly Canadian, 2012)
“Picture”


Prinzhorn Dance School – Clay Class (DFA)

Una ricetta facile facile e dal sicuro effetto quella del duo britannico: suono crudo e senza fronzoli, arrangiamenti minimali, attitudine sempre in bilico tra ruvidezze post-punk e languori wave, il tutto accompagnato da un cantato caratterizzato da un fortissimo accento inglese sempre in primo piano. Ce li dimenticheremo presto, forse, però bisogna ammettere che questo secondo Clay Class si fa ascoltare che è un piacere. Qui sotto il secondo singolo estratto dall’album, con un video altrettanto semplice ed efficace, dove i Prinzhorn Dance School non riescono a risparmiarsi una strizzatina d’occhio agli XX. Tocca veramente a molti, ultimamente.